Dialoghi tratti da “Il settimo sigillo”, Ingmar Bergman

Il cavaliere Antonius Block, tornato in patria dalle Crociate, discorre con la Morte su Dio e sul senso della vita.

Cavaliere Block: Vorrei confessarmi ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare, mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura. Vi vedo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili; vi scorgo immagini d’incubo, nate dai miei sogni, dalle mie fantasie.

Morte: Non credi che sarebbe meglio morire?

Cavaliere Block: E’ vero.

Morte: Perché non smetti di lottare?

Cavaliere Block: E’ l’ignoto che m’atterrisce.

Morte: Il terrore è figlio del buio.

Cavaliere Block: Sì, è impossibile sapere…ma perché, perché non è possibile cogliere Dio coi propri sensi? Per quale ragione si nasconde dietro mille e mille promesse e preghiere sussurrate ed incomprensibili miracoli? Perché io dovrei avere fede nella fede degli altri? E cosa sarà di coloro i quali non sono capaci né vogliono avere fede? Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me e sia pure in modo vergognoso e umiliante, anche se io Lo maledico e voglio strapparLo dal mio cuore? E perché nonostante tutto Egli continua ad essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi? Mi ascolti?

Morte: Certo.

Cavaliere Block: Io vorrei sapere, senza fede, senza ipotesi, voglio la certezza, voglio che Iddio mi tenda la mano e scopra il Suo volto nascosto, e voglio che mi parli.

Morte: Il Suo silenzio non ti parla?

Cavaliere Block: Lo chiamo e Lo invoco e se Egli non risponde io penso che non esiste.

Morte: Forse è così, forse non esiste.

Cavaliere Block: Ma allora la vita non è che un vuoto senza fine? Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno, come cadendo nel nulla, senza speranza!

Morte: Molta gente non pensa né alla morte né alla vanità delle cose.

Cavaliere Block: Ma verrà il giorno in cui si troveranno all’estremo limite della vita.

Morte: Sì, sull’orlo dell’abisso…

Cavaliere Block: Lo so, lo so ciò che dovrebbero fare. Dovrebbero intagliare nella loro paura un’immagine, alla quale poi dare il nome di Dio.

Il cavaliere Block assiste assieme allo scudiero Jons al rogo di una ragazza condannata per stregoneria. L’innocenza della giovane donna è palese agli occhi dei due personaggi, che prendono spunto dalla tragedia per discutere della morte.

Jons: Che cosa vede? Questo vorrei sapere.

Cavaliere Block: Ormai non vede più.

Jons: Non avete risposto alla mia domanda. Chi veglia su di lei? Gli angeli, o Dio, o Satana oppure…oppure il Nulla? Il Nulla, ve lo dico io.

Cavaliere Block: No, no, non può essere!

Jons: Guardate i suoi occhi. La sua torpida coscienza si sta accorgendo del Nulla, del Nulla che ormai la sommerge.

Cavaliere Block: No, no!

Jons: E noi siamo qui, incapaci di fare qualcosa, perché vediamo ciò che vede lei, e il nostro terrore è uguale al suo e nessuno la aiuta…no, non posso guardarla!