“Il concetto di Dio dopo Auschwitz”, Hans Jonas

La conciliabilità tra l’esistenza del male e quella di un Dio buono ed onnipotente ha sempre rappresentato una questione teologica di difficile soluzione. Il filosofo ebreo Hans Jonas, nella sua opera ‘Il concetto di Dio dopo Auschwitz’, si chiede in particolare come è possibile che Dio non sia intervenuto di fronte a quell’immane tragedia che coinvolse il suo popolo: Auschwitz.

“Pensavo di essere in debito verso quelle anime, di non poter negare loro qualcosa che somigliasse a una risposta all’invocazione, spentasi ormai da lungo tempo, che avevano rivolto a un Dio muto”

Questo è ciò che in poche parole sostiene Jonas: alla luce di un evento come Auschwitz, chi non voglia rinunciar sic et simpliciter a credere nell’esistenza di Dio, deve per forza rivederne il concetto. E qui l’argomentazione del filosofo ebreo si fa interessante, nonchè estremamente coraggiosa, a partire dal concetto di onnipotenza: Jonas lo ‘smonta’ piano piano sia a livello logico che a livello teologico.

Obiezione logica: onnipotenza significa potenza totale, ovvero non limitata da nulla, neppure dall’esistenza di ‘un altro da sè’. Infatti, per mantenere intatta la propria assolutezza, la potenza deve distruggere qualsiasi altra realtà che esiste al di fuori di sè, altrimenti non sarebbe assoluta. Ma una potenza senza oggetto è una potenza che nega sè stessa, perchè non ha nulla su cui agire. Dunque, affinchè essa possa agire, deve per forza esistere qualcos’altro, ma se questo qualcosa sussiste, essa non è onnipotente. Ne consegue l’infondatezza logica dell’onnipotenza. ‘Perchè vi sia potenza in generale, essa deve essere spartita’.

Obiezione teologica: tre qualità vengono solitamente attribuite a Dio: bontà assoluta, onnipotenza e comprensibilità. Jonas si chiede: quali di questi tre attributi sono veramente irrinunciabili? Sicuramente la bontà è inseparabile dal concetto di Dio. Pure la comprensibilità non può essere negata: il concetto di un Deus absconditus infattiè totalmente estraneo alla tradizione ebraica, in quanto Dio si è rivolto agli uomini attraverso i profeti, affinchè questi trasmettessero la sua parola nel linguaggio del tempo; Egli dunque non si è nascosto o chiuso in un impenetrabile mistero. Ne consegue che:

“Certamente Dio dovrebbe essere incomprensibile se con la bontà assoluta gli venisse attribuita anche l’onnipotenza. Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile”

Jonas dunque nega l’onnipotenza divina, e sancisce perentoriamente: ‘non intervenne [ad Auschwitz] non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo’. In conclusione, questa è la tesi: nell’atto della creazione Dio avrebbe rinunciato a parte della sua potenza per concedere all’Uomo la libertà; infatti, in base al ragionamento logico sul concetto di potenza prima esposto, Dio non avrebbe potuto creare l’Uomo se non avesse rinunciato alla sua onnipotenza.

“Rinunciando alla sua inviolabilità il fondamento eterno consentì al mondo di essere. Ogni creatura è debitrice dell’esistenza a questo atto di autonegazione e ha ricevuto con essa tutto ciò che può ricevere dall’aldilà”

16 pensieri riguardo ““Il concetto di Dio dopo Auschwitz”, Hans Jonas

  1. Ho scopero casualmente questo tuo blog, cercando info su Hans Jonas per un mio amico romano, di religione ebraica.
    Il libro è piuttosto difficile, almeno io così l’ho trovato.. Mi fa piacere sapere che anche te, che rispetto a me sei più giovane, ti faccia incantare dalle bellezze e dalle tragedie legate al popolo del Libro.
    La casa editrice che lo edita, “Il Melangolo”, è della mia regione, la Liguria. Pubblica libri molto raffinati e interessanti. Buon tutto

  2. Grazie per il commento. Concordo, il libro non è semplice e giunge a una conclusione che può far discutere, soprattutto tra i fedeli della tua religione ma non solo (dopo tutto si parla anche del dio dei cristiani). Credo che Jonas possa aver ragione, anche se non conosco passi del Libro che possano dar credito alla sua teoria.

  3. no , non è come pensa Jonas, è che dio – il dio ebraico cristiano in questo caso specifico – semplicemente non esiste.

  4. Quindi dio non è mai stato onnipotente, perchè se lo fosse stato avrebbe potuto concedere a l’uomo la sua libertà senza dover rinunciare alla propria onnipotenza (che ripeto non ha mai avuto, secondo il ragionamento sopra descritto).

  5. ..più semplicemente l’uomo si è ” dato “Dio e poi non è più riuscito a giustificarlo. Nè filosoficamente nè moralmente nè telogicamente. Perchè l’intrigo, il nodo che non riesce a sciogliere sta in sè, nel suo essere impotente ( e perciò stesso potente in quanto non conosce la “disciplina della potenza”), nel suo desiderare il “bene” e farsi sedurre dal “male”….

  6. Dio non si fa sedurre dal male, ma ciò non toglie che esista la contraddizione da lei citata. Qui ho voluto riassumere brevemente il pensiero di Jonas perchè molto originale a mio avviso, visto che nessuno prima di lui aveva teorizzato la non-onnipotenza di Dio.

  7. ciao
    devo preparare un esame di bioetica sul libro di Hans Jonas “Tecnica medicina ed etica” prassi del principio responsabilità hai per caso degli appunti /riassunto a riguardo te ne sarei molto grato ( anche piccolo rimborso se occorre )
    grazie

  8. Insomma questo grande filosofo è tornato indietro di 3000 anni. Meglio di niente. Ma allora perché lo stesso discorso non lo fa con il 720 a.C. e il 587 a.C? Cioè con la deportazione e la distruzione del popolo di Israele? MMMMhhhhh, la fama fa gola a tutti!!! Comunque è meglio che vada a studiarsi un pò di storia della filosofia e della teologia, così capirebbe che le sue conclusioni sono note da secoli…

    1. Ciao, vorrei che ti spiegassi meglio sul discorso della deportazione e la distruzione del popolo di Israele. cosa vuoi dire ? grazie

  9. leggendo il libro di hans jonas…….si esemplifica la questione antica della teodicea, già epicuro lo aveva fatto presente. dio a mio avviso non è intervenuto: é un dato di fatto, 6 miloni di persone sono state sterminate dalle mani dei propri simili. ma l’unica risposta é come disse hanna arendt: il male è un orrore indicibile e questo, possiamo esclamare soltanto questo non sarebbe dovuto accadere.

  10. Il cristiano conosce DIO attraverso Gesù Cristo suo figlio fatto uomo, ha conosciuto il dolore fisico, fino alla morte (prima del calvario, testimoni, osservano e scrivono che sudò sangue), ma adempì al suo mandato fino alla fine!!!.. DIO non intervenne!.., ma, subito dopo la morte, “si fece sentire” con segni: si fece buio, la terra tremò, e altro……,DIO esiste ed è onnipotente! Gesù Cristo ci ha insegnato la dignità nella sofferenza, rinascendo a “vita nuova”. Non è venuto per toglierci le croci, ma dopo la morte, il PADRE, ci ha inviato lo Spirito Santo, dono prezioso, maestro di vita vera con i suoi carismi. In questa realtà un cristiano medita; la sofferenza e il significato del dono prezioso d’amore. Avvolte non capito, sprecato o ignorato volutamente!

  11. Ciao sono uno studente di liceo scientifico, e come argomentazione principale della tesina ho scelto il concetto di Dio dopo l’olocausto. Ho già letto il libro di Hans Jonas, contiene spunti molto interessanti, ma vorrei sapere se vi sono altre argomentazioni a riguardo e se come risposta al quesito postoci da Jonas, ci si possa ricondurre al superamento del nichilismo di nietzche, con la nascita dell’ Uber-mensch

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