‘Questo è il potere’, dialogo tratto da ‘Schindler’s List’

Tratto dal film Schindler’s List (regia di Spielberg, 1993), questo dialogo è a mio modo di vedere uno dei passaggi più intensi e significativi della pellicola. Schindler e il comandante nazista Goeth discutono sul concetto di potere.

Goeth: Il controllo è potere. Questo è il potere.
Schindler: E’ per questo che ci temono?
Goeth: Abbiamo il potere di uccidere, per questo ci temono.
Schindler: Ci temono perchè abbiamo il potere di uccidere arbitrariamente. Un uomo commette un reato, doveva pensarci, lo facciamo uccidere e ci sentiamo in pace…o lo uccidiamo noi stessi, ci sentiamo ancora meglio. Questo non è il potere però: questa è giustizia, è una cosa diversa dal potere. Il potere è quando abbiamo ogni giustificazione per uccidere e non lo facciamo.
Goeth: E’ questo il potere?
Schindler: L’avevano gli imperatori questo. Un uomo ruba qualcosa, viene portato davanti all’imperatore e si lascia cadere per terra tremante, implora per avere pietà, è conscio che sta per andarsene. E l’imperatore lo perdona invece. Quell’uomo, immeritevole, lo lascia libero…
Goeth: Credo che lei sia ubriaco.
Schindler: Questo è il potere, Amon. Questo è il potere…

“Il concetto di Dio dopo Auschwitz”, Hans Jonas

La conciliabilità tra l’esistenza del male e quella di un Dio buono ed onnipotente ha sempre rappresentato una questione teologica di difficile soluzione. Il filosofo ebreo Hans Jonas, nella sua opera ‘Il concetto di Dio dopo Auschwitz’, si chiede in particolare come è possibile che Dio non sia intervenuto di fronte a quell’immane tragedia che coinvolse il suo popolo: Auschwitz.

“Pensavo di essere in debito verso quelle anime, di non poter negare loro qualcosa che somigliasse a una risposta all’invocazione, spentasi ormai da lungo tempo, che avevano rivolto a un Dio muto”

Questo è ciò che in poche parole sostiene Jonas: alla luce di un evento come Auschwitz, chi non voglia rinunciar sic et simpliciter a credere nell’esistenza di Dio, deve per forza rivederne il concetto. E qui l’argomentazione del filosofo ebreo si fa interessante, nonchè estremamente coraggiosa, a partire dal concetto di onnipotenza: Jonas lo ‘smonta’ piano piano sia a livello logico che a livello teologico.

Obiezione logica: onnipotenza significa potenza totale, ovvero non limitata da nulla, neppure dall’esistenza di ‘un altro da sè’. Infatti, per mantenere intatta la propria assolutezza, la potenza deve distruggere qualsiasi altra realtà che esiste al di fuori di sè, altrimenti non sarebbe assoluta. Ma una potenza senza oggetto è una potenza che nega sè stessa, perchè non ha nulla su cui agire. Dunque, affinchè essa possa agire, deve per forza esistere qualcos’altro, ma se questo qualcosa sussiste, essa non è onnipotente. Ne consegue l’infondatezza logica dell’onnipotenza. ‘Perchè vi sia potenza in generale, essa deve essere spartita’.

Obiezione teologica: tre qualità vengono solitamente attribuite a Dio: bontà assoluta, onnipotenza e comprensibilità. Jonas si chiede: quali di questi tre attributi sono veramente irrinunciabili? Sicuramente la bontà è inseparabile dal concetto di Dio. Pure la comprensibilità non può essere negata: il concetto di un Deus absconditus infattiè totalmente estraneo alla tradizione ebraica, in quanto Dio si è rivolto agli uomini attraverso i profeti, affinchè questi trasmettessero la sua parola nel linguaggio del tempo; Egli dunque non si è nascosto o chiuso in un impenetrabile mistero. Ne consegue che:

“Certamente Dio dovrebbe essere incomprensibile se con la bontà assoluta gli venisse attribuita anche l’onnipotenza. Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile”

Jonas dunque nega l’onnipotenza divina, e sancisce perentoriamente: ‘non intervenne [ad Auschwitz] non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo’. In conclusione, questa è la tesi: nell’atto della creazione Dio avrebbe rinunciato a parte della sua potenza per concedere all’Uomo la libertà; infatti, in base al ragionamento logico sul concetto di potenza prima esposto, Dio non avrebbe potuto creare l’Uomo se non avesse rinunciato alla sua onnipotenza.

“Rinunciando alla sua inviolabilità il fondamento eterno consentì al mondo di essere. Ogni creatura è debitrice dell’esistenza a questo atto di autonegazione e ha ricevuto con essa tutto ciò che può ricevere dall’aldilà”